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Mercoledì, 17 Aprile 2024
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Emiliano va da Serravezza. Lettera di Assennato: "Giuseppe, per favore"

Continua lo sciopero della fame e della sete dell'oncologo contro il gasdotto Tap. Appello accorato dell'ex direttore di Arpa Puglia: "Continua la tua battaglia, ma con armi convenzionali"

CASARANO – Non demorde Giuseppe Serravezza, l’oncologo salentino che sta portando avanti da otto giorni, uno sciopero della fame e della sete come forma estrema di protesta contro la realizzazione del gasdotto Tap. E' monitorato costantemente dai suoi colleghi che gli somministrano una terapia di reidratazione tramite flebo.

Si moltiplicano però i tentativi per farlo desistere, le sue condizioni destano preoccupazione: nel tardo pomeriggio di oggi, intorno alle 18, il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, sarà a Casarano, per una visita personale al medico, mentre all’esterno dell’abitazione ci saranno alcuni dei sindaci che sostengono la mobilitazione contro la Tap.

Naturalmente l’iniziativa di Serravezza ha suscitato clamore, indignazione, rabbia, stupore, a seconda del punto di vista dal quale si guarda la vicenda del progetto di gasdotto. Tra le tante attestazioni di solidarietà e le sollecitazioni a interrompere lo sciopero della fame e della sete che sta portando avanti da una settimana, la lettera aperta che gli ha rivolto Giorgio Assennato, già direttore per dieci anni dell’Agenzia regionale per l’ambiente, è destinata ad avere una eco particolare.

“Conosco Giuseppe da anni e ne ammiro le qualità professionali e umane, la intensità e il coraggio civile. Mi ha sempre onorato della sua amicizia invitandomi ogni anno al suo importante evento scientifico su ambiente e salute; lo scorso anno mi ha voluto gratificare con un premio che ho molto apprezzato in un momento di sconforto e di isolamento morale”.

“Nella sua drammatica lettera  con cui ha iniziato lo sciopero della fame contro Tap Giuseppe ricorda una mia dichiarazione rilasciata qualche anno fa in cui affermavo che  data l' evidenza epidemiologica, persistente negli scorsi decenni, di eccessi di tumori polmonari nei maschi nella provincia di Lecce e la conseguente alta percezione del rischio della popolazione, per il principio di precauzione occorreva ( e occorre) evitare nuove significative emissioni di inquinanti atmosferici nel territorio. Giuseppe cita sempre l’esempio virtuoso di sinergia tra l’associazionismo locale ( da lui autorevolmente rappresentato) e una istituzione pubblica (Arpa Puglia, da me allora diretta) quando qualche anno fa riuscimmo ad evitare l'insediamento di centrali a biomasse (pur sostenute da lobby influenti) che avrebbero comportato un impatto ambientale e sanitario  negativo”.

“Premetto tutto questo per pregare Giuseppe di voler cessare la sua nobile ma sbagliata (nel metodo scelto) battaglia contro la Tap. Comuni maestri (e tra questi cito il professor Garattini che rividi con piacere proprio a Lecce, ospite del convegno organizzato da Giuseppe) ci hanno insegnato la sanità pubblica partecipata è basata sull'evidenza scientifica. Ora, mentre ribadisco l' esigenza duplice di inibire qualsiasi altro impianto significativo con processi combustivi e di ridurre comunque, adottando le più performanti Bat,  le emissioni autorizzate, mi chiedo se un comportamento così estremo, che comunque rappresenta un atto ‘violento’ nei confronti del corpo umano corrisponda alle criticità ambientali dell' impianto Tap”.

“E allora, caro Giuseppe, cosa avremmo dovuto fare quando  dovemmo affrontare  con successo gli scenari che avrebbero certamente costituito un eccesso di rischio per la popolazione salentina? No, Giuseppe. Valuta l'evidenza e considera se davvero si configuri anche  semplicemente il pericolo di una ulteriore noxa cancerogena. Come sai, quando tempo fa mi fu chiesto un parere, io risposi, a titolo personale, che avrei preferito un sito " industriale" per il gasdotto e che mi avrebbe ancor più fatto piacere come medico di sanità pubblica e non come direttore di Arpa Puglia (non ne avrei avuto titolo), la riconversione a gas metano della centrale di Cerano”.

“Non è andata cosi perché la politica ha scelto diversamente. Tu fai bene a continuare la tua battaglia contro un impianto rifiutato dalla comunità ma non confondere l’opinione pubblica come se fosse stato autorizzato un impianto con rischio inalatorio cancerogeno. È altro. Non lo vuoi e ti capisco. Ma ti prego di continuare la tua missione come cittadino (l'oncologia non c' entra) con armi ‘convenzionali’, le armi della dialettica democratica. Giuseppe, per favore…”.

Intanto, a San Basilio, questa mattina è stato impedito il transito dell'autobotte, accompagnata dalla polizia locale di Melendugno, destinata all'irrigazione degli ulivi espiantati che si trovano nell'area di cantiere: "Non beve Serravezza, non bevono gli ulivi", così è stato scritto su un telo bianco che ricopre una grata eretta come barriera lungo una delle strade interpoderali di accesso.

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