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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Dia: confiscati beni di "Franco il leccese" per 3 milioni di euro

Gli uomini della Dia di Lecce, coordinati dal colonnello Francesco Mazzotta, hanno confiscato beni mobili e immobili a Franco Miggiano, 65enne di Casarano, già condannato per associazione per delinquere e traffico di droga

LECCE – Finiscono definitivamente nel patrimonio dello Stato beni del valore complessivo per oltre tre milioni d euro. Si tratta dell’ennesima importante operazione compiuta dagli uomini della Direzione investigativa antimafia di Lecce, coordinati e diretti dal colonnello Francesco Mazzotta, che hanno confiscato, all'alba di oggi, beni immobili riconducibili Franco Miggiano, alias “il leccese”, 65enne di Casarano, già condannato per associazione per delinquere e traffico di sostanze stupefacenti. Una luna carriera criminale la sua che l’ha portato, nel 2002, alla condanna con sentenza definitiva, della Corte d’appello di Lecce, a otto anni di reclusione. Ritenuto dagli inquirenti vicino al clan Giannelli-Scarlino, Miggiano è stato definito dal collaboratore di giustizia Donato Parrotto, come il “più grande spacciatore di eroina della zona”. Secondo lo stesso Parrotto e latri due “pentiti” a raccontare di come in carcere “il leccese” decida di abbandonare “le sue ambizioni di autonomia e predominio del territorio, per affiliarsi al clan Padovano”.

Franco Miggiano-2Il provvedimento di confisca, che segue quello di sequestro anticipato eseguito dagli uomini della sezione operativa a maggio dello scorso anno, è stato emesso dal Tribunale di Lecce a seguito della proposta di misura patrimoniale avanzata dal direttore della Dia, a conclusione di complesse e articolate indagini patrimoniali svolte Direzione investigativa antimafia di Lecce, che hanno consentito di accertare una manifesta sproporzione tra gli esigui redditi dichiarati da Miggiano e l’ingente patrimonio a lui riconducibile.

In particolare, il patrimonio confiscato è costituito da un complesso immobiliare esteso su una superficie di circa 20mila metri quadri e interamente recintato, composto da diciannove edifici per complessivi duemila metri quadri. Il complesso sorge in contrada Calò a Casarano ed è delimitato da un muro di cinta alto quattro metri, che si sviluppa per una lunghezza complessiva di circa 617 metri. Attraverso due cancelli d'ingresso si accede all'interno della proprietà, dove vi sono: due magazzini, uno di circa 240 metri quadrati ed un altro di 320 metri quadrati; due appartamenti, una dependance di circa 150 metri quadrati, un magazzino di 580 metri quadrati ed altri piccoli fabbricati. La confisca ha poi riguardato tre abitazioni situate in via Pendino e via Francesco Astore a Casarano, e sei terreni che sorgono sempre in contrada Calò a Casarano. Il valore complessivo dei beni ammonta a circa tre milioni e 200mila euro.

Colonnello Mazzotta-3I risultati di questa indagine – spiega il colonnello Francesco Mazzotta – testimoniano l’attenzione della Dia all’aggressione dei patrimoni illeciti e l’efficacia delle misure di prevenzione patrimoniali nel contrasto alla criminalità organizzata”. “E’ proprio la potenza economica – prosegue l’alto ufficiale della Dia –, a rendere estremamente pericolosa la criminalità consentendole, soprattutto, di integrarsi con il sistema economico-finanziario talora non parallelo, né occulto, né illegale, ma lecito: la cosiddetta mafia imprenditrice”. Le indagini hanno dimostrato come la criminalità a fronte di una imponente massa di danaro abbia diversificato gli impieghi, reinvestendo i capitali illeciti nel finanziamento di imprese formalmente lecite, nel caso di specie i supermercati,  anche se finanziate con danaro sporco dando luogo a quel settore di mercato denominato, dagli economisti, economia mafiosa.” 

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