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Casarano, critiche a Fersino in giunta: giustificate?

Tiene ancora banco la polemica del Pdl sulla scelta dell'ex coordinatrice di Forza Italia di andare con "Io Sud" e con De Masi: ma se si ripercorrono i fatti politici, le accuse scricchiolano

CASARANO - Un mese da primo cittadino a Casarano per Ivan De Masi, ma la sua giunta è già interessata da una lunga ed estenuante querelle politica: oggetto del discutere il ruolo assessorile affidato all'avversaria delle ultime amministrative, Francesca Fersino, la lady di ferro locale, "rea" di aver tradito, secondo il Pdl, la propria coerenza col suo recente passaggio in "Io Sud" e con il suo ingresso nel governo cittadino.

Il centrodestra imputa all'assessore alle attività produttive di aver rafforzato la maggioranza di De Masi e di aver con questa mossa dimostrato chiaramente la propria infedeltà all'elettorato moderato, che l'aveva sostenuta. A replicare al Pdl, ci ha pensato Piero Romano, ex An, candidato nella lista Liber@città, a sostegno della Fersino, che ricorda come sia stata indicativo quanto accadutogli in prima persona nelle elezioni amministrative del 2004, quando il centrodestra doveva scegliere il candidato da contrapporre a Remigio Venuti, e dopo la sua designazione da parte della segreteria locale, era arrivata l'incomprensibile epurazione del coordinamento provinciale del proprio partito, con la scusa della necessità di allargare la coalizione al centro: "La ragione invece è un'altra - spiega Romano - Casarano deve rimanere terra di pascolo per i potentati politici affermati e non può, anzi non deve, avere la possibilità di esprimere un proprio esponente politico di rilievo".

Qualche riflessione, dunque, si pone necessaria: è quanto meno paradossale che la politica, a livello nazionale come a livello locale (le ultime provinciali sono stato un esempio eclatante), continui a battibeccare su chi sia il partito, il personaggio più "coerente": del resto, il concetto di "coerenza", oggi come oggi, lascia il tempo che trova, visto che ciascuno è metro per se stesso. Chi, ad esempio, è abituato a cambiare partito ogni mese (e di politici di questa specie ce ne sono), in fondo, esprime una "coerenza", perché anche nella fidelizzazione della transumanza, c'è, appunto una perversa coerenza. Quindi, a rigor di logica, sarebbe meglio che nessuno mettesse in mezzo un termine che evidentemente non ha più per tutti lo stesso significato.

Nello specifico della situazione, occorre ricordare come siano andati esattamente i fatti: la Fersino, da coordinatrice forzista e del Pdl, ha portato nella sua lunga militanza importanti risultati al partito, meritandosi sul campo una designazione in pectore quale candidata di coalizione. Gli stessi sostenitori cittadini da tempo l'avevano indicata come l'espressione migliore dello schieramento da contrapporre al candidato del centrosinistra. Poi è scoppiato il caso Casciaro, altro personaggio da tempo designato come l'espressione locale migliore del centrosinistra, che da candidato sindaco designato si è ritrovato tallonato dal nuovo che avanza, Ivan De Masi, e dalle primarie inattese. Lo stesso Casciaro aveva rifiutato il confronto interno in aprile, preferendogli una candidatura eclatante ed illogica col centrodestra: motivazione dei vertici del Pdl la solita questione dell'allargamento al centro. La seconda riflessione conseguente (che riguarda sia Pdl che Pd) è che la tanto sbandierata "meritocrazia" (altra parola magica, ma svuotata di significato) non esiste nei due grandi partiti italiani: se uno acquisisce sul campo, con militanza e risultati, un riconoscimento, ma poi finisce per essere sostituito dall'ultimo arrivato, qualcosa scricchiola nei meccanismi di selezione della classe dirigente. Con una variante non indifferente e che, nel caso De Masi, il Pd ha scoperto una novità comunque risultata decisiva e vincente, nel caso del Pdl, la scelta si è dimostrata persino disastrosa, visto che la Fersino, candidatasi alla poltrona di sindaco con delle liste civiche, numericamente e potenzialmente inferiori a quelle del centrodestra ufficiale, è andata vicina a sottrarre lo stesso Casciaro al ballottaggio con De Masi. Questo probabilmente significa che la lady di ferro, col pieno appoggio della sua coalizione, avrebbe impensierito certamente di più il giovane neo sindaco: insomma, i militanti ci avevano visto giusto.

La terza questione che si pone è come mai ancora oggi nei partiti non emerga una coscienza critica da parte dei più che contestino seriamente il meccanismo di selezione della classe dirigente: in fondo, da Lecce, da Bari, da Roma cosa ne sanno effettivamente chi sia la persona giusta per guidare una coalizione politica a Casarano o a Cutrofiano o a Tricase, se spesso poi chi decide non vive il territorio? Il problema è più serio di quel che appare, perché dimostra lo svuotamento stesso del senso dei partiti, dove la partecipazione è pressoché nulla e il coinvolgimento dei cittadini pare altamente sconsigliato. Basti pensare alle esternazioni di alcuni noti esponenti politici del Pd, che hanno manifestato la propria contrarietà alle primarie, l'unico strumento, che, con tutti i limiti del caso, riesce ancora a proporre un modello diverso di selezione dei candidati.

Tornando alla Fersino, dunque, la sua scelta di entrare in "Io Sud" e di lavorare con De Masi può anche dispiacere agli ex alleati, ma sta nella logica controversa della politica che non valorizza al meglio le proprie forze. Allora sarebbe più opportuno tornare a giudicare i politici solo in base a quello che effettivamente sanno realizzare dal punto di vista amministrativo, senza gigioneggiare su valori e coerenza, oggetti misteriosi che si fanno fatica anche a riconoscere.

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