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Produzione "Filanto" in ginocchio. Bellanova chiede un'alternativa ai sigilli dei macchinari

Dipendenti "Iris Sud" accompagnati alla porta per effetto delle disposizioni della magistratura. Stop alla produzione di una delle poche aziende "sane" coinvolte nella presunta truffa. "Preoccupazione per il destino delle famiglie"

LECCE - L'impero calzaturiero "Filanto" di Casarano, con annesse aziende satelliti, finisce sotto la lente d'ingrandimento della magistratura. E scoppia il caos, soprattutto per le ricadute occupazionali di quelle poche società ancora in piedi. Non solo rischia di saltare il piano di ristrutturazione nell'ambito del concordato preventivo, appena richiesto per le società del gruppo Filanto che da tempo viaggiano su un binario morto, quindi Filanto spa, Zodiaco, Tecnosuole, Italia Pellami, Labor, Prosalca, fatta eccezione per la Leo Shoes che è rimasta in attività.

A fare le spese del maxi sequestro è l'intero "Consorzio produttori salentini calzature" che, secondo l'accusa, sarebbe stato costituito con la sola finalità di accedere ai finanziamenti pubblici regionali. Sullo sfondo della presunta truffa, le conseguenze più immediate le stanno subendo i 100 dipendenti di "Iris Sud". Ieri sono scattati i sigilli ai macchinari, con il risultato di accompagnare alla porta i lavoratori che rimarranno a casa. In attesa di ulteriori sviluppi nell'indagine giudiziaria.

Un colpo di grazia che, al di là dell'inchiesta, mette in ginocchio una società considerata "sana". Ed affidabile, secondo i sindacati, in virtù del pagamento puntuale degli stipendi e dell'accesso limitato agli ammortizzatori sociali. Una delle poche, nell'intero comparto calzaturiero locale, in grado di sostenere una produzione d'eccellenza che le ha garantito di un'ottima quotazione nell'export internazionale.

Tra i sette indagati è finito anche Giuseppe Baiardo, entrato nel 1990 nel calzaturificio in qualità di socio e presidente del consiglio d’amministrazione del calzaturificio. Da quella data l'azienda è cresciuta in organizzazione, qualità del design e del prodotto, fino a sviluppare lo stile di noti marchi internazionale tra cui Sonia Rykiel, Emilio Pucci, Ernesto Esposito, Alessandro dell’Acqua, Cacharel. Fino a ieri Iris Sud produceva e distribuiva su licenza mondiale Marc Jacobs, Chloè, See by Chloè, Jil Sander, Jil Sander Navy, Nina Ricci, Rochas, Michael Kors e Veronique Branquinho, con negozi a Parigi, New York, Londra, Mosca, Milano.

Il futuro di un'altra, corposa, fetta di operai è evidentemente compromesso. Lo ribadisce, in una nota, anche Teresa Bellanova, deputata del Pd: “Esprimo il mio totale rispetto per il lavoro della magistratura, per quanto riguarda l'accertamento di eventuali atti illeciti, a maggior ragione trattandosi di un'ipotesi di manipolazione di strumenti pubblici volti a sostenere un'attività produttiva storicamente centrale nello sviluppo del Salento".

"Non posso però silenziare le mie preoccupazioni in primis per il destino di un centinaio di posti di lavoro, quelli della Iris Sud, tra i pochissimi che fino a ieri sembravano in grado di sopravvivere alla durissima crisi che ha investito il territorio salentino e casaranese nel corso di questi anni. Ed inoltre per il destino di un’ area produttiva che ha già pagato un caro prezzo per questa crisi, in termini di perdita dell’occupazione e stallo dell’economia – prosegue il deputato - . Sono fermamente convinta che la magistratura debba procedere serenamente nel proprio fondamentale lavoro, al riparo da qualsiasi interferenza. Resta tuttavia la speranza che si riesca a trovare un percorso alternativo al blocco della produzione. Il rischio enorme è che il peso di eventuali violazioni della legge finisca per ricadere sulle spalle, già notevolmente indebolite, delle lavoratrici, dei lavoratori e delle rispettive famiglie”.

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